domenica 28 settembre 2008

boNObo poWa

Oblio
tutto si sconvolge,
suoni odori e sensazioni turbinano in centrifughe di colore
ogni strato esistenziale si squarcia per accogliere il proprio fratello, in un trambusto di percezioni e gesti.
E se azione e pensiero, offesa e riflessione fossero saldati assieme al punto di costituirne una matrice indissolubile, assolutamente dipendente e nefasta per ogni suo elemento? E se bastasse peccare in una singola sfera di tale miscela variopinta, di fumi e riflessioni, per essere irrimediabilmente condannati nei singoli reami separati della realtà? Se fosse possibile subire il carico di colpe commesse solo in sguardi ma mai agite.. sarei reo, assassino.
Non c'è nulla di interessante in tutto ciò.

domenica 27 luglio 2008

parole vuote

Amo il sapore ovattato del silenzio
la fredda aria che sferza sul volto, brividi di gelido cuore,
una corsa senza senso mentre muore bianco il tetro cielo di luglio,
porta via con se ogni sensazione, ogni pensiero.
Oblio.
Voglia di piangere, voglia di sentire le gote solcate da vita ancestrale.
Lacrime prive di ogni emozione, di ogni movente. Pure lacrime.
Fame di vita, fame di carne, fame di corpo,
famelico impulso represso, una belva annegata nel suo conato;
le 5 e 20, ed è già la fine. Un'altra notte muore. La musica ha un odore diverso.

lunedì 30 giugno 2008

endgame

orizzonte indefinito

giovedì 19 giugno 2008

waiting for monday (3^ prova)

c'è un secondo errore nel testo della prima prova, oltre a quello sull'analisi del testo di Montale.

nel dossier Artistico-letterario, in fondo alla pagina 4/9, c'è la foto di una scultura (il Galata morente) e il trafiletto di commento, in cui essa viene spacciata come una "scultura romana", e viene fatto riferimento ai "celti".

Oltre alla vergognosa immagine che ci è stata propinata nelle fotocopie (non è a colori ovviamente, ma il grigiore rende praticamente irriconoscibili i particolari: si nota solo una figura umana su un pianale), quella citata non è un'opera romana, ma una "copia romana marmorea di una scultura ellenistica" (in bronzo) commissionata (l'opera originale) tra il 230 e il 220 a.C. da Attalo I di Pergamo per celebrare la vittoria contro i Galati.

Si potrebbe ribattere che quella dei Galati era una popolazione di derivazione celtica, ma se in un dossier in sede d'esame (che si spera attendibile) mi fanno riferimento ai Celti, io vado a pensare subito al nordeuropa, non certo alla Galazia che è una regione centrale della Turchia...

non ci sono parole per questo esame inutile per come sono strutturati programmi, commissioni e prove.. solo disgusto..

giovedì 31 gennaio 2008

..ipse dixit

«L'industria culturale è uno degli aspetti più caratteristici e vistosi dell'odierna società tecnologica; essa è il più subdolo strumento di manipolazione delle coscienze impiegate dal sistema per conservare sé stesso e tenere sottomessi gli individui».

Max Horkheimer e Theodor Adorno

mercoledì 9 gennaio 2008

lunedì 7 gennaio 2008

difficile parlare, ancora più d'ascoltare

Perchè al giorno d'oggi è così difficile parlare? Perchè si ha sempre l'impressione di non essere ascoltati, tenuti in considerazione dal mondo che ci circonda? Perchè tutti si lamentano, ma per quanto urlino nessuno si votla ad ascoltarti più di 2 minuti, per poi tornare all'alienazione frettolosa del mondo moderno? Perchè al giorno d'oggi è così difficile trovare le parole giuste per farsi ascoltare? Il linguaggio è in trasformazione, i canali di comunicazione sono in trasformazione, il messaggio stesso è in trasformazione: non ha un destinatario, ha un mittente anonimo.
Io scrivo per me, scrivo per avere la certezza tangibile di esistere, di non essere uno dei tanti lobotomizzati involontari assuefatti dalla vita moderna incapaci di fermarsi a pensare più di 5 minuti. Non sono i soliti discorsi da comunistello viziato di 3° ordine, non credo in alcuna ideologia passata. Non c'è alcun complotto ai vertici dello stato, non c'è alcun regime da combattere, siamo noi stessi il regime: il nostro modo di pensare si concretizza nella frettolosità e superficialità della nostra vita. Siamo sfruttatori senza neanche rendercene conto, e nel frattempo predichiamo la giustizia sociale o chissà quale slogan demagogico: siamo vittime e aguzzini allo stesso tempo, caduti schiavi di quel vortice consumistico che ci spinge a considerare con scarsa attenzione, senza un minimo di umanità le persone che ci circondano così come le cose che compriamo, usiamo e buttiamo. Viviamo per obbiettivi futili, l'esame di stato, i soldi, la carriera, e non ci rendiamo conto che in futuro non ci rimarrà nulla dietro di noi. Io penso che l'obbiettivo di un Uomo sia quello di creare la felicità attorno a sè, o comunque alleviare quel male di vivere che assilla chi ha troppo, come noi.
L'indifferenza è la parola d'ordine del 3 millennio, la massificazione ne è la benzina. Continuamo a criticare la nostra classe politica, senza renderci conto che sono un riflesso della nostra società malata, e la società è composta da NOI: siamo coloro che conieranno il futuro dell'umanità, non bisogna pensare sempre in piccolo, stordendoci nei nostri antri di sovversione sopita e individuale. Mettiamoci in discussione, poniamoci delle domande, cambiamo noi stessi e saremo tutti un pò più felici. Il mondo siamo noi, cambiamo noi stessi, dopodichè cambieremo il mondo.
Un pensiero a tutte le vittime dimenticate di tutti i conflitti, carestie e soprusi, un abbraccio solidale a tutti coloro che non sono abbastanza interessanti per divenire materia per i nostri media.